Una raffineria di zolfo recuperata


La Città della Scienza di Catania nasce all’interno di una raffineria di zolfo non più in attività, testimonianza di quell’architettura industriale di tardo Ottocento generata dalla fiorente economia legata all’attività estrattiva di questo minerale. Lo sfruttamento dello zolfo, a partire dal lavoro in miniera e sino alle molteplici trasformazioni legate a usi sanitari, fitosanitari e militari, produsse in Sicilia - tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo - importanti cambiamenti sociali e territoriali: il settore impiegava quasi 40.000 persone, estraeva e trasformava circa il 90% di tutta la produzione mondiale. L’edificio, così come altri sorti nel quartiere delle Ciminiere, polo industriale ottocentesco della città, era destinato alla lavorazione dello zolfo, dallo stoccaggio alla trasformazione in prodotto “molato”, raffinato e subliminato, poi venduto sfuso in pani di circa 50 kg o in “cannoli”. Nel corso degli anni la fabbrica venne abbandonata, gli spazi frammentati e destinati alle più svariate attività (depositi, negozi, attività artigiane) sino a quando l'Università degli Studi di Catania la acquistò nel 2005 per destinarla a sede di un museo scientifico di nuova generazione. Il progetto di recupero dell'immobile reinterpreta l'opificio in chiave moderna, esprimendo lo spirito della nuova destinazione museale: non un museo tradizionale, ma un luogo dinamico e interattivo destinato all’apprendimento scientifico, alla promozione della cultura e delle manifestazioni artistiche.